domenica 27 maggio 2007

Terremoto a Rimini (subito!)


Come promesso ricevo e MOLTO volentieri pubblico un intervento di Jules sulla necessità di un terremoto a Rimini.


Rimini era, prima della Seconda Guerra Mondiale, una delle città più belle d’Italia. Ai monumenti romani, miracolosamente ancora in piedi, si affiancavano infatti altre evidenze straordinarie, a partire dal tempio malatestiano. Tutti questi monumenti ci sono ancora, mi si potrà obiettare. E’ vero. Ma questi monumenti sono ormai del tutto fuori contesto. Il danno più grave della guerra a Rimini è stata la perdita del tessuto, cioè di tutta quella rete di vie, di palazzi antichi o anche solo dell’Ottocento che caratterizzavano la nostra forma urbis. E’ universalmente noto che Rimini è stata la città con l’indice di distruzione più alto: l’82% degli edifici dopo i bombardamenti risultava irrimediabilmente compromesso. Tuttavia, molto restava. Palazzo Lettimi, la più bella dimora cinquecentesca, ancora oggi un rudere, era in piedi per il 70%. Sono seguite due demolizioni successive dovute al fatto che non si riuscì a metterlo in sicurezza per anni (un po’ come accade per tutte le cose a Rimini dal dopoguerra: non si fa nulla finchè non decadono). Di fianco all’attuale Museo della Città, un tempo ospedale, c’era uno splendido scalone settecentesco, del quale era crollata solo la copertura. Fu distrutto. Forse non tutti sanno che dove oggi sorge la COIN , in pieno Corso d’Augusto, si era salvato un palazzo del Seicento, distrutto dal piccone della “ricostruzione”. Lo stesso discorso vale per il Kursaal, vero e proprio tempio del turismo belle epoque. Fu distrutto anche per motivi ideologici, poichè si riteneva simbolo del turismo elitario, borghese, magari legati al Fascismo (facendo finta di ignorare che il Kursaal era stato costruito ben prima del Ventennio...).

Ma i disastri sono poi continuati, queste storie sopra elencate sono solo esemplari. Nessuno in questa città orba ha mai notato che un muro del Castello malatestiano è stato abbattuto, negli anni 80, dotato di un “congruo” scivolo di cemento, per fare un ingresso a un cortile nel quale è stato realizzato (per un anno o due, prima di fallire) un cinema estivo. Difficile spiegarsi perchè non sia in galera chi ha concepito questo progetto, e soprattutto chi in Soprintendenza l’ha consentito. La lista, ahimè, potrebbe proseguire a lungo, tanto che sui dizionari di architettura è stato creato il termine “Riminizzazione”, ad indicare una crescita becera e selvaggia di una città.

Ma facciamo un passo indietro, e immaginiamo come doveva essere la nostra città. Un tessuto coerente di case basse, appena due piani, ancora visibili in alcune vie, come nei pressi di Santa Chiara. Numerosi palazzi antichi, alcuni di grande pregio. Il tutto racchiuso dalle mura, parte malatestiane, parte cinquecentesche (in larga parte ancora visibili, come accenno, con addossate case degli anni 70...). Soprattutto, Rimini aveva la sua forma che l’ha sempre caratterizzata nella storia: era una città di confine, la città che dalla Via Flaminia, superati gli ultimi valichi, era frontiera sul mare adriatico e sulla grande pianura, testa di ponte e punto d’origine a sua volta della via Emilia. Città di passaggio, città ponte, città strategica, come evidenziano ancora i suoi monumenti romani, o come testimonia il fatto che non a caso qui nacque una delle signorie più significative del Rinascimento italiano. Da Rimini città di confine si poteva entrare solo da due vie: dalla Flaminia e da Ancona, cioè passando sotto l’arco d’Augusto (un tempo circondato di case, e preceduto da un ponte), o da Bologna, attraversando il Ponte di Tiberio (con una torre di guardia al margine interno, verso la città). Vi erano poi altri piccoli varchi, a mare e a monte, esistevano alcune altre porte, ma non sottolineate da ingressi monumentali come le vie principali fin qui raccontate. Oggi Rimini è una città che ha perso la sua identità di duemila anni. A Rimini si accede per ogni dove, ogni via è buona. Si entra nel centro storico “accompagnati” da condomini maltenuti, e tra un palazzone e un altro, di tanto in tanto, spunta... che so? il tempio malatestiano. Sotto al ponte di Tiberio, un tempo confine, non passa neppure più un rigagnolo, e l’insigne monumento fa da guardia e da passaggio su uno stagno pieno di alghe.

Un vero disastro, per di più irrecuperabile, e aggravato dall’essere immerso in una serie di edifici “vintage” anni 70, 80 uno più brutto dell’altro. A questo, si può porre rimedio. Si potrebbero fare leggi che impongono in certe zone di costruire secondo un certo decoro, con certe altezze di pochi piani, con alcuni accorgimenti relativi alla decenza. Ma in questa città chi ha ricostruito, chi fa il “palazzinaro” è forse più ricco e potente a livello locale di quanto lo siano alcuni nomi molto noti alla cronaca recente a livello nazionale. Ebbene, che fare?

La natura, forse, potrebbe soccorrerci. Storicamente, a Rimini, ogni circa cento anni c’è un terremoto fatto bene. Basta leggere le cronache, e lo si trova con cadenze quasi precise: un po’ meno di cento anni in verità. L’ultimo fu nel 1917 (e tra l’altro riscoprì gli affreschi del Trecento Riminese in Sant’Agostino...).

Ormai ci siamo. E’ facile confidare che tutte le case costruite nel dopoguerra (più sabbia che cemento) vengano inesorabilmente giù. Spiace, forse ci saranno dei morti.

Speriamo che la città si prepari. Ci fosse un’altra ricostruzione, auspicabile, si faccia meglio!

Ah, dimenticavo. Non temiamo. I monumenti, quelli buoni, quelli su da duemila anni, o da qualche secolo, insomma quei pochi che ci sono rimasti... Di terremoti, loro, se ne sono già fatti una mezza dozzina. Non sono mica le case del dopoguerra! Quelli li ritroveremo.

Beh, che dire infine? Avete una casa degli anni 60 o 70? Fate l’assicurazione. Tic tac tic tac il tempo passa. Il prossimo terremoto si avvicina. Sola igiene di Rimini.

16 commenti:

Anonimo ha detto...

I suoi articoli folli e visionari hanno una lungimiranza da pochi.
Applausi a Jules!

Unknown ha detto...

carogna... perche non te lo becchi tu un terremoto?
tu mica ci abiti qui che te ne frega... ma noi qui ci viviamo e sono le nostre case... fatti un po di cazzi tuoi americani.

Malatestiano ha detto...

Grazie per il "carogna"...mi piace! Ma è per me o per l'autore del Post?

Solo una domandina veloce veloce: dato che neanche tu abiti a Rimini (Sitemeter tracker docet...) come mai ti scaldi tanto?

Unknown ha detto...

era riferito allo scrittore del post...

e cmq io abito eccome a rimini... ti sfido a dimostrare il contrario

Malatestiano ha detto...

Otacon, all'ora in cui hai postato il tuo commento erano collegati al blog un lettore dalla Germania e uno dalla Toscana... a me frega poco, ma fai te.

Anonimo ha detto...

Sono una carogna io?
Un giorno dovremo dire che sono stati carogne quelli che negli anni '60 hanno costruito le case con poco cemento e molta sabbia (oltre che brutte).
PS: tutta la mia famiglia abita a Rimini. Io stesso ci risiedo, e ci sto per due giorni alla settimana. Comprerò casa a Rimini (chissà, forse dopo la ricostruzione).
Peraltro: il mio non è un vaticinio. Se apri i libri, trovi un terremoto devastante a Rimini ogni cent'anni circa.
E ormai ci siamo.
Io ho chiesto all'assicuratore della macchina se si poteva fare una polizza per il terremoto, spiegandogli che ormai coi tempi ci siamo.
E' rimasto interdetto. Poi ha detto che questo genere di polizza non è previsto.
Le assicurazioni si che sono CAROGNE!

Anonimo ha detto...

Io son di Rimini e mi auguro un bel terremoto... Magari tutta la prima e seconda linea di alberghi...

Luchino

Unknown ha detto...

ma con che coraggio augurate un terremoto nella città in cui vivete?
gia stiamo messi male con la crisi del turismo... se poi ci metti anche unj terremoto è la volta buone che facciamo la fame!
e comunque la colpa non è dei poveracci che nel dopoguerra si sono ricostruiti la casa bombardata con quello che avevano, la colpa è di che ha puntato sulla politica del "condono" rendendo quelle case assolutamente legali, mr. berlusconi...

ps: il mio ip è fisso è collettivo come per la maggior parte degli utenti di fastweb, quindi è ovvio che un ip trecker dia risultati sballati... quello era l'indirizzo del provider a cui ero collegato...

Anonimo ha detto...

ignoranza:
non esistono leggi naturali che prevedono terremoti, tsunami o quant'altro... sono purtroppo soltanto casuali e causati dalla natura...
putroppo c'è nè stato uno di recente in abbruzzo, e dispiace molto.
sicuramente le critiche agli edifici di rimini sono giuste, ma la frase "spiace ci saranno dei morti" la si può evitare: grottesca, di cattivo gusto, di cattivo auspicio e molto irrispettosa. pensa di più quando scrivi, vanno bene i concetti, ma manca il rispetto... bye

Anonimo ha detto...

A chi ha scritto questo articolo voglio dire poche cose ma credo essenziali:
sperare in un terremoto per far rinascere una città, i cui cittadini rischiano di non vedere che senso ha? Sinceramente tra un uomo e un edificio storico, per quanto possa essere bello, io preferisco, senza ombra di dubbio, la bellezza dell'uomo della sua intelligenza e della suo estro.
Per quanto riguarda i monumenti della città io credo che un grosso terremoto non li farebbe poi così bene, perchè io che sono un tecnico al suo contrario che è un ignorante so: che è l'acciaio a resistere ai terremoti e quindi il cemento armato se ben costruito con delle buone staffe e se la struttura utilizzata è quella intelaiata ha meno danni rispetto ad altri edifici.La pietra caro mio ignorante non resiste a trazione ( e quindi alle spinte orizzontali dei terremoti) un eccezione la fanno gli archi per la loro struttura. Ma non tutti i monumenti storici sono fatti ad arco. inoltre la sua teoria mi ricorda quella di Nerone, e paragonarla ad esso non credo che la lusinga, poi i gusti non si discutono.

Malatestiano ha detto...

caro tecnico del cemento armato, Le consiglio vivamente la lettura di un bellissimo libro di Massimo Fini del 1997, edito da Mondadori.

"Nerone. Duemila anni di calunnie"

Se cerca su IBS.IT lo trova superscontato....a 6.58 EURO.

Lo legga e poi torni qui a farci sapere cosa pensa di Nerone...

Anonimo ha detto...

Sperare in un terremoto per ricostruire una città mi sembra una grossa cazzata, e questo articolo è il discorso di un individuo irrispettoso e piuttosto ignorante.
E se fosse la sua casa a cadere per un terremoto??? Ci ha pensato?? Uscirebbe fuori dalle macerie urlando -"Finalmente!!!! Ora la città si può ricostruire!!!- Farebbe così???
Augurarsi le disgrazie non è il massimo, caro il mio ignorante...
Ah un'ultima cosa: l'igiene se la faccia lei nel cervello, ne ha decisamente bisogno.
E già che c'è smetta di scrivere articoli inutili.

AIR ha detto...

Uffi.....guardano al dito e non alla Luna.....Malatestiano mi spiace ma hai dei lettori un po' ottusi,privi del senso dell'ironia,di sarcasmo e della capacità d leggere tra le righe....Si vede poi che probabilmente non hanno mai sentito parlare di Jules....

Malatestiano ha detto...

Ipotizzo che non si tratti di visitatori abituali.

Da 2 settimane a questa parte se cerchi "terremoto a Rimini" su google, questo è il primo sito che salta su...infatti siamo passati da qualche decina di contatti singoli giornalieri a diverse centinaia.

Passerà anche questa... :)

Anonimo ha detto...

Anch'io sono di Rimini e per quelli che non ci abitano confermo...è un guazzabuglio di palazzoni osceni...un esempio: il palazzone che si trova in piazza Ferrari sopra la gelateria, bisognerebbe chiedere i danni all'architetto che ha progettato quello schifo. Comunque avrei una curiosità: qualcuno mi sa dire di che periodo sono i palazzi in via Francesco Crispi e la scuola elementare che si trovano alla fine di quella via?Ci passo spesso e devo dire che sono proprio belli...non sono un esperto ma sembrano incarnare il tipico stile italiano...sono molto vecchi o sono un tentativo di ridare decoro alla città?? Saluti da Rimini

Jack ha detto...

Un terremoto non è una cosa bella, da augurare mai a nessuno in nessun posto del mondo. Indipendentemente da brutti palazzi o stupidaggini varie. Qui si parla di vite umane, di persone che perdono i propri cari.
Abbiate un po' più di rispetto e non parlate con leggerezza di queste cose, perchè fate schifo.